Entusiasmo e commozione degli operatori dei media di tutto il mondo per la prima udienza di papa Leone XIV.
Al suo ingresso un lungo applauso ha fatto sentire in Aula Nervi la presenza di cinquemila persone riunite da diverse ore per incontrare il nuovo pontefice alla sua prima uscita ufficiale, ancor prima della messa di intronizzazione del prossimo 18 maggio.
L’udienza – come già accaduto con papa Francesco nei primi giorni dopo la sua elezione – è l’occasione per ringraziare i lavoratori del settore dell’informazione «per il lavoro che avete fatto e state facendo in questo tempo, che per la Chiesa è essenzialmente un tempo di Grazia» ha esordito Leone XIV.
«Grazie, cari amici – ha continuato – per il vostro servizio alla verità.
Siete stati a Roma in queste settimane per raccontare la Chiesa, avete accompagnato i riti della Settimana Santa; avete poi raccontato il dolore per la morte di papa Francesco, avvenuta però nella luce della Pasqua.
Quella stessa fede pasquale ci ha introdotti nello spirito del Conclave, che vi ha visti particolarmente impegnati in giornate faticose; e, anche in questa occasione, siete riusciti a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti».
Il papa ha indicato al mondo dell’informazione un servizio costante improntato ad una «comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla».
Ha espresso poi con chiarezza «solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità, e con queste parole anche chiederne la liberazione.
La Chiesa riconosce in questi testimoni – penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita – il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli;
la sofferenza dei giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa»
Papa Prevost ha sottolineato che oggi una delle sfide più importanti è quella di «promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. Perciò, il vostro servizio, con le parole che usate e lo stile che adottate, è importante.
La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto».
Una attenzione particolare alle nuove frontiere tecnologiche dove sta crescendo un nuovo territorio di missione:
«Penso, in particolare, all’intelligenza artificiale col suo potenziale immenso, che richiede, però, responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l’umanità».