Leonardo rischia grosso: “non serve l’intento genocidario, basta la complicità con Israele”

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La multinazionale Leonardo s.p.a. rischia grosso davanti alla Giustizia internazionale: l’azienda italiana potrebbe essere ritenuta complice di genocidio del popolo palestinese.

Per il Diritto Internazionale è infatti «irrilevante» che essa non condivida l’intento genocidario, basta che abbia «consapevolezza del rischio».

E Leonardo ce l’ha.

A confermarlo è la giurista Michela Arricale, avvocatessa del Cred (Centro ricerca ed elaborazione per la democrazia), che il 9 dicembre scorso ha preso alla Conferenza stampa alla Camera dei deputati sulle complicità della Leonardo con i crimini di Israele.

«La questione di Leonardo S.p.a. è giuridicamente rilevante – ha spiegato Arricale – perchè l’azienda fornisce beni e tecnologie ad alta capacità distruttiva ad un soggetto, Israele, che oggi è imputato davanti alla Corte internazionale di Giustizia per aver commesso genocidio».

«La mia prospettiva non è politica – ha precisato la giurista – è strettamente giuridica».

Per essere riconosciuti complici è sufficiente sapere che il proprio contributo «facilita la commissione del genocidio».

«Chiunque fornisca mezzi, strumenti o assistenza tecnica, ad uno Stato (nel caso specifico Israele ndr.) con un impatto sostanziale sul crimine, ne risponde», afferma Arricale.

Esattamente ciò che Leonardo ammette di star facendo anche con Israele. 

E ancora: «la Corte di Giustizia ha riconosciuto che esisteva il rischio di commettere genocidio ed oggi l’Onu conferma che si sta commettendo».

“Piovono euro sull’industria ‘necessaria’ di Crosetto e Leonardo S.p.A.” è il titolo del dossier di BDS Italia (il movimento internazionale Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese) della ricercatrice Rossana De Simone, presentato proprio nel corso della conferenza stampa.

All’incontro, con la deputata Stefania Ascari, anche Anthony Aguilar (ex contractor della Gaza Humanitaria Foundation) e Stefania Maurizi, giornalista d’inchiesta dell’Espresso.

Il dossier del BDS è scaricabile on-line ed «indaga il legame crescente tra l’industria bellica europea e quella israeliana, con un focus specifico sul ruolo dell’Italia e di Leonardo».

Dietro la retorica della difesa e della sicurezza globale si «consolida una rete di complicità politica, industriale e tecnologica che alimenta guerre e violazioni sistematiche del diritto internazionale», dice il dossier.

«Michela Arricale fa parte del gruppo di legali che stanno portando avanti iniziative che vorremmo fossero una sorta di Intifada legale», ha spiegato Raffaele Spiga, attivista di BDS Italia, moderando l’incontro alla Camera.

«Ci si offende per l’uso della parola genocidio – ha detto Spiga – ma non tocca a noi giudicare bensì ai Tribunali».

Ed è esattamente da qui che si riparte: dal Diritto Internazionale.

«La Convenzione del 1948 non si limita ad incriminare l’autore ma elenca anche la complicità, che è un reato distinto», ha spiegato ancora Arricale.

Leonardo risulta partner di primo piano delle aziende militari israeliane, «collaborando su droni armati, radar, cyber-sicurezza, sistemi missilistici e infrastrutture digitali di sorveglianza».

Queste cooperazioni si strutturano in «joint venture e progetti condivisi che trasferiscono know-how e rafforzano la capacità militare di Israele, impegnato nella guerra permanente contro la popolazione palestinese», denuncia il dossier.

L’azienda italiana, tramite il suo A.D. Cingolani, ha ammesso di vendere F35 ad Israele e questa ammissione di per sè, costituisce già complicità.

«Si dice che poiché alcuni di questi F-35 sono utilizzati in questo orrendo conflitto, allora siamo complici di genocidio», ha affermato Congolani nel corso di una intervista al Corriere.

«Certo, partecipiamo a consorzi per la costruzione di tante tecnologie e piattaforme per la difesa.

Ma dire che siamo corresponsabili di genocidio mi pare una forzatura inaccettabile».

Leonardo deve già rispondere presso il Tribunale di Roma del rifornimento di armi ad Israele;

il 20 novembre scorso sette associazioni tra cui Pax Christi, Acli e una cittadina palestinese la cui famiglia è stata assassinata a Gaza, hanno presentato un ricorso al Tribunale civile di Roma per chiedere l’annullamento dei contratti stipulati dall’azienda italiana con Israele.

Qui la registrazione della conferenza stampa.