L’Argentina e padre Toto: Chiesa, scuola e sport per tutti

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Il quartiere non è un elegante ministero, ma la “Villa 21/24” di Buenos Aires e chi parla non è un funzionario in giacca e cravatta, ma padre Lorenzo “Toto” de Vedia, con jeans e giubbotto sportivo che, tra una messa e un funerale, dice parole che i candidati in campagna elettorale evitano da sempre «così come scrivemmo 16 anni fa che nelle villas la droga era di fatto depenalizzata, oggi possiamo dire che lo è il narcotraffico».

Dietro di lui, il crocifisso, le foto di papa Francesco e di Leone XIV, un santuario con immagini degli abitanti.

Siamo nel cuore della villa, come in Argentina si chiamano le favelas, e qui c’è sempre movimento.

Alcuni vengono a pregare, altri a chiedere informazioni su come ottenere un documento, altri ancora portano malati bisognosi di cure e farmaci troppo cari che non possono permettersi.

Ma soprattutto c’è la campagna “No Más Chicos Descartables” (Non più bambini scartabili, ndr), lanciata dai curas villeros, come a Buenos Aires si chiamano i preti di strada, con il sostegno della Chiesa argentina per dire basta alla povertà infantile.

I numeri sono drammatici: sei bambini su dieci sono infatti poveri e il 19% vive in miseria più assoluta.

Padre Toto oppone alle tre C della strada – calle, cárcel, cementerio, ovvero strada, prigione e camposanto – quelle del riscatto: capilla, colegio, club, ossia chiesa, scuola e club sportivo.

«Vogliamo offrire fede, educazione e sport – spiega – perché nessun ragazzo sia condannato alla violenza e alla fame».

Il progetto, nato nel 2017, coinvolge le parrocchie, le scuole e le associazioni sportive ma anche le mense comunitarie e i centri di accoglienza con tornei di calcio, laboratori artistici, spazi di ascolto e di preghiera.

L’obiettivo è quella di creare una cultura dell’incontro per ricostruire il tessuto sociale logorato da povertà, disoccupazione e, soprattutto, droga.

«Nelle villas – spiega padre Toto – c’è un umanesimo comunitario che altrove si è perso: solidarietà, religiosità popolare, senso del vicinato.

Vogliamo che questo diventi la base per restituire futuro ai nostri figli».

L’appello suo e della Chiesa argentina è chiaro: servono politiche strutturali, non solo aiuti d’emergenza perché i bambini “scartabili” non devono più esistere.