Negli ultimi mesi Kiev è stata colpita da massicci attacchi missilistici e con droni, che hanno dimostrato come la guerra sia ancora una minaccia concreta e costante per la popolazione civile.
In particolare, «la città è stata colpita da due gravissimi assalti, uno il 31 luglio e un altro il 28 agosto.
Questi recenti e continui bombardamenti su Kiev hanno causato la morte di numerosi civili, incluse molte vittime innocenti.
Le autorità ucraine hanno confermato che tra i morti ci sono anche bambini».
Lo scrivono in un comunicato i missionari dellìOpera don Orione, che aggiungono: «in un recente attacco, sono state riportate almeno 22 vittime, di cui quattro bambini.
In un’altra occasione, un attacco ha causato la morte di 32 persone, tra cui cinque bambini.
Questi attacchi indiscriminati colpiscono edifici residenziali, ospedali e parchi giochi, dimostrando la crudeltà del conflitto e il disprezzo per le vite umane».
Nel frattempo i droni ucraini hanno incendiato un’importante raffineria di petrolio a Ufa, nella Repubblica del Bashkortostan. e hanno colpito anche quella di Kirishi, nella regione di Leningrado, la seconda più grande raffineria di petrolio della Russia.
Gli effetti della guerra sui civili, in Ucraina, sono però inaccettabili.
«I bambini muoiono nei loro letti, nelle loro case e nei loro quartieri, lasciando le famiglie distrutte dal dolore e dalla perdita.
L’allarme aereo è una parte della quotidianità e costringe i residenti a cercare riparo nei rifugi, rompendo ogni senso di normalità», denunciano ancora i missionari.
«In un mondo in cui la guerra cerca di annientare la vita, noi a Kiev e Leopoli stiamo piantando semi di speranza.
Il nostro Oratorio e la distribuzione di cibo a Kiev – riferiscono don Moreno e il chierico Nithish – non sono solo attività, ma atti di resistenza e speranza tra i poveri e civili.
Nelle attività a Kiev si mostra l’importanza di nutrire non solo i corpi, ma soprattutto le anime con la speranza. L’oratorio non è stato un semplice passatempo, ma una speranza Divina.
Abbiamo accolto decina di bambini, offrendo loro un luogo sicuro dove poter essere semplicemente bambini. Lontani dai pensieri della guerra, si sono potuti immergere in attività ludiche e creative: giochi, laboratori d’arte, canti, balli e momenti di preghiera».
La crisi ha colpito duramente molte famiglie, rendendo anche il pasto più semplice una sfida.
In risposta a questa necessità, gli orionini hanno organizzato la distribuzione di pasti caldi e pacchi di alimentari per i poveri e gli sfollati.
«Ogni pasto donato non era solo cibo – aggiunge Nithish -, ma un segno di speranza e solidarietà, un messaggio che diceva: “Non siete soli”.
Una signora, con gli occhi pieni di lacrime, ci ha ringraziato con un semplice “Spasiba” (grazie), che per noi ha avuto il suono di una benedizione.
In ogni sorriso, in ogni abbraccio, abbiamo visto la conferma che la nostra missione andava oltre il gesto materiale, toccando i cuori e riaccendendo la speranza e la dignità».