Con la presidenza di Gustavo Petro la Colombia volta pagina. Ne parla a Popoli e Missione Juan Camilo Londoño, a capo di una cooperativa che riunisce ex guerriglieri delle FARC per costruire insieme alle comunità locali la pace, la giustizia sociale e la riconciliazione
Approfittando di una visita in Italia, Popoli e Missione ha intervistato nella sede del CISP, la Ong Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, un gruppo ex combattenti delle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia che dopo gli Accordi di pace del 2016 all’Avana hanno lasciato.
Con loro abbiamo fatto il punto della situazione per capire cosa fanno e com’è oggi la situazione in Colombia, dove per la prima volta alla presidenza è arrivato alla presidenza un esponente della sinistra, Gustavo Petro.
Juan Camilo Londoño, è il direttore esecutivo delle Economie Sociali della Cooperativa Comune – ECOMUN, che riunisce ex guerriglieri delle FARC con le comunità locali per costruire la pace, la giustizia sociale e la riconciliazione.
Le 154 cooperative che coordina hanno sviluppato catene di valore nei settori dell’allevamento, la piscicoltura, il caffè, l’abbigliamento, i servizi, l’apicoltura, il riso e gli orti sostenibili.
«In Italia – ci spiega Londoño – abbiamo sviluppato un’agenda importante, soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti generali: conoscere l’esperienza del cooperativismo, stabilire relazioni con enti e cooperative e con enti di ricerca e di formazione.
Soprattutto, mi ha colpito il rapporto con la Federazione Trentina delle Cooperative e con Euricse, il suo centro di ricerca, perché questa organizzazione ha sviluppato un modello integrale che va dalla produzione all’organizzazione, dalla ricerca tecnica agli strumenti di finanziamento che hanno permesso loro di consolidarsi.
Un modello molto simile a quello che sogniamo di implementare anche noi, anche se il nostro processo è molto più giovane, esistiamo da appena sei anni, mentre la Trentina delle Cooperative ha 135 anni».
Per Juan Camilo «sviluppare un processo di integrazione cooperativa produttiva, sistemi di marketing e di consumo basati sulle cooperative, strumenti finanziari che ci permettano di far leva sui processi di ricerca e formazione, è fondamentale».
Così come «approfondire contatti tecnici sulla produzione ittica che ci permetteranno di sviluppare alcuni progetti pilota per la produzione di pesce in acqua salata, aprendoci la possibilità di sviluppare processi e corsi di formazione post-laurea.
Partecipare con la Federazione Trentina delle Cooperative e con Euricse a seminari per lo scambio di esperienze è stato fantastico».
Mario, anche lui un ex guerrigliero, fa parte del consiglio di amministrazione di ECOMUN che è diviso in sette regioni, al pari di Gustavo – «a capo della piscicoltura del comune, che ha l’obiettivo di implementare le sette unità produttive nel territorio nazionale per sviluppare un’attività che contribuisca alla reincorporazione, economica e sociale, di chi lascia le armi» – e di Ester, donna indigena.
A Londoño abbiamo chiesto il perché della scelta di abbandonare le armi.
«Fin dall’inizio delle FARC abbiamo sollevato la questione che era necessario arrivare a una via d’uscita politica dal confronto armato.
Ma quella via d’uscita va ben oltre il silenzio dei fucili e la consegna delle armi.
Il dialogo politico avrebbe dovuto passare attraverso la materializzazione di una serie di riforme strutturali in tutto il modello economico, politico, sociale e persino culturale colombiano per superare le cause del confronto armato.
Quando ci siamo seduti a dialogare non abbiamo chiesto che le classi sociali fossero abolite ma solo le riforme minime necessarie per iniziare a superare le cause che generano questo confronto armato, alcune delle quali sono sociali ed economiche».
Sulle cause Londoño è molto chiaro: «la fame, la mancanza di accesso ai diritti fondamentali come la salute, l’alloggio, ma soprattutto l’accesso e l’uso del suolo in Colombia, che è stato violentemente strappato ed è una necessità in un Paese soprattutto di produzione agricola».
(Questa intervista nella sua versione integrale è stata pubblicata da Popoli e Missione di Luglio-agosto).