Il dramma del Darfur e della città assediata, la denuncia dei comboniani e dell’Onu

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La strategia dell’assedio che taglia fuori i civili dal resto del Paese e li rende ostaggio delle armi e delle bombe, sta annientando da un anno e mezzo El-Fasher, capitale del Darfur settentrionale, in Sudan.

La popolazione di 260mila civili, compresi 130mila bambini, è nella trappola delle Rapid Support Forces, i paramilitari che combattono contro l’esercito regolare.

Oltre alla fame e al terrore, che da 500 giorni tiene in scacco i civili, le RSF usano le bombe.

«El Fasher è una città in cui non si può più vivere e da cui non si può scappare», lo denunciano i missionari comboniani che raccontano di un «assedio che prosegue da 550 giorni».

Decine sono le donne, gli uomini e i minori, anche piccolissimi, che hanno già perso la vita a causa della mancanza di cibo – proseguono i religiosi -.

Otto al giorno secondo la denuncia delle Emergency Response Rooms, la rete di volontari locali che è ormai rimasta da sola a far fronte a questa tragedia ma anche a raccontarla al mondo».

La zona è epicentro di «sofferenza, malnutrizione e malattia soprattutto per i bambini», avverte l’Unicef.

«Gli attacchi al mercato centrale e all’area residenziale sono stati deliberati e atroci», racconta alla BBC il dottor Mohamed Faisal Hassan del network dei medici.

I paramilitari non risparmiano neanche feriti ed ammalati, anzi.

L’obiettivo finale dei paramilitari sarebbe quello di dividere il Sudan e creare un doppio governo, che faccia da contraltare a quello di Khartoum.

A conferma dell’intenzione mirata dei paramilitari di non cedere territorio, una ricerca dell’Università di Yale costruita tramite immagini satellitari, e diverse testimonianze in loco, mostrano molto chiaramente che i paramilitari stanno costruendo un vero e proprio muro lungo oltre 31 km, attorno alla città. La barriera offensiva cresce di giorno in giorno.

Si tratta di una sorta di piattaforma di terra che divide completamente El-Fasher dal resto del territorio, con l’intento di trattenere al suo interno i civili e occupare definitivamente la zona.

La “linea gialla” di questo muro, rivelavano i ricercatori di Yale, è stata costruita tra il 3 e il 19 agosto, mentre la “zona rossa”, ben visibile dalle immagini satellitari, è composta di 9 km di muro recentissimo, costruito tra il 13 e il 27 agosto. 

Il Darfur, sebbene sia la regione più massacrata, non è la sola in sofferenza: tutto il Sudan è nella morsa della crisi umanitaria.

Tra sfollati, rifugiati e feriti, circa 30 milioni di persone sono in difficoltà, e più di 7 milioni sono fuggite nei Paesi limitrofi, tra cui Ciad e Sud Sudan.

La guerra tra i due generali rivali, al Burhan e Dagalo, è iniziata il 15 aprile 2023 e va avanti a fasi alterne senza che si raggiunga un’intesa o un cessate-il-fuoco definitivo.

(La foto Afp, mostra la città di Omdurman, in Sudan)