Dilexit te: Leone e i poveri al centro della Chiesa

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Le parole di papa Leone proseguono quelle di papa Francesco, ripartendo dal servizio ai poveri.

È questo il fil rouge che unisce i due pontefici nella prima esortazione apostolica “Dilexit Te”, “Ti ho amato” di papa Prevost.

La stesura di questa esortazione era stata iniziata da papa Bergoglio negli ultimi mesi della sua vita e, come con la Lumen Fidei di Benedetto XVI (2013) raccolta da papa Francesco, anche questa volta è il successore a completare l’opera che rappresenta una prosecuzione della Dilexit Nos, l’ultima enciclica del papa argentino.

Forte appare il legame tra amore di Dio e amore per i poveri: tramite loro, Dio infatti parla all’uomo di oggi, mostrando vicinanza e compassione per la debolezza dell’umanità.

La cura degli ultimi – assistenza ai malati, lotta alla schiavitù, diritto alla scuola, vicinanza e tutela di migranti, donne, emarginati e vittime di ogni forma di violenza – è il comandamento centrale di questo testo composto da 121 punti che rilancia il Magistero della Chiesa degli ultimi 150 anni.

L’opzione preferenziale per i poveri è alla base della denuncia dell’inadeguato impegno a lottare e rimuovere le <<numerose disuguaglianze>> attuali, e le <<nuove povertà più sottili e pericolose>> (10), generate da regole economiche che hanno fatto aumentare il divario tra minoranze sempre più ristrette di ricchi e masse sempre più grandi di poveri.

Papa Prevost denuncia la cultura dello scarto che <<tollera con indifferenza che milioni di persone muoiano di fame o sopravvivano in condizioni indegne dell’essere umano>> (11), stigmatizzando i <<criteri pseudoscientifici>> che vedono nella libertà di mercato la chiave di volta per risolvere i problemi che sono causa di grandi masse di poveri, ma denuncia anche <<la pastorale delle cosiddette élite>>, secondo la quale <<al posto di perdere tempo con i poveri, è meglio prendersi cura dei ricchi, dei potenti e dei professionisti>> (114).

<<I poveri non ci sono per caso o per un cieco e amaro destino.

Tanto meno la povertà, per la maggior parte di costoro, è una scelta.

Eppure, c’è ancora qualcuno che osa affermarlo, mostrando cecità e crudeltà>> (14), mentre non si può dire che <<la maggior parte dei poveri lo sono perché non hanno acquistato dei meriti, secondo quella falsa visione della meritocrazia dove sembra che abbiano meriti solo quelli che hanno avuto successo nella vita>> (15).

Bisogna fare attenzione a condizionamenti ideologici e culturali, perché a volte sono gli stessi cristiani a lasciarsi contagiare da <<atteggiamenti segnati da ideologie mondane o da orientamenti politici ed economici che portano a ingiuste generalizzazioni e a conclusioni fuorvianti>>, andando oltre chi continua a dire che <<Il nostro compito è di pregare e di insegnare la vera dottrina>>.

È necessario che <<tutti ci lasciamo evangelizzare dai poveri>>, esorta papa Leone.

Le strutture d’ingiustizia vanno riconosciute e combattute con la forza del bene, attraverso il cambiamento delle mentalità ma anche, con l’aiuto delle scienze e della tecnica, attraverso lo sviluppo di politiche efficaci nella trasformazione della società (97).

I poveri, non sono un problema sociale ma il centro della Chiesa e <<Il cristiano non può considerare i poveri solo come un problema sociale: essi sono una questione familiare. Sono dei nostri>>.