Suor Paësie Phillipe, missionaria francese, con la comunità religiosa Famiglia Kizito opera a Cité Soleil, la più grande baraccopoli di Port-au-Prince, capitale di Haiti. L’obiettivo è chiaro: sottrarre i bambini di strada al reclutamento delle terribili gang che nell’isola caraibica imperversano ovunque.
Cité Soleil è la più grande baraccopoli di Port-au-Prince.
Come altre zone della capitale haitiana, è sotto il controllo delle bande criminali, tanto che la polizia non osa entrare in quest’area.
Le automobili devono girare con i finestrini abbassati, per dimostrare alle gang che non hanno niente da nascondere o da difendere.
Qui i bambini vengono spesso reclutati dalla criminalità: a 10-12 anni diventano collaboratori di narcotrafficanti, vengono coinvolti in furti, rapimenti, sparatorie, seppelliscono cadaveri di morti ammazzati.
Le gang controllano il territorio e si sono sostituite alle autorità, tanto da dettare regole e tenere sotto scacco un’intera città.
E’ qui che opera suor Paësie Phillipe, francese, fondatrice della Famiglia Kizito, realtà che a Cité Soleil offre istruzione, accoglienza e accompagnamento a bambini e ragazzi di strada.
Oggi l’opera comprende sette case di accoglienza per 165 minori, sei centri extrascolastici frequentati da oltre 1.100 bambini, otto scuole con quasi duemila alunni, 60 insegnanti, 12 cuoche che garantiscono i pasti in otto mense, sei centri di catechesi.
Tutto questo con un solo obiettivo: sottrarre i bambini al reclutamento delle gang, perché, in un certo senso, i capi criminali rispettano chi studia.
In genere, infatti, le gang non ingaggiano studenti, ma solo ragazzi non scolarizzati.
«I giovani – racconta suor Paësie – sono attratti dai soldi, dalle moto, da tutto quello che normalmente nessuno qui può permettersi.
Un nostro alunno chiese ad un capo di essere reclutato, ma la risposta fu negativa.
Anzi, fu minacciato se non avesse continuato ad andare a scuola».
Il racconto di quest’aneddoto non vuole addolcire la descrizione di chi perpetra violenza nei confronti di un’intera popolazione.
Tutt’altro. Vuole solo dimostrare che l’istruzione – qui, più che in ogni altro luogo – è fondamentale per salvare i bambini dalla criminalità.
In altre parole, «la scuola diventa una reale protezione per i ragazzi».
Suor Paësie vive ad Haiti da 26 anni. E conosce bene questo Paese.
Originaria della congregazione delle suore Missionarie della Carità, fondata da Madre Teresa di Calcutta, è stata inviata sull’isola caraibica e qui ha operato in un dispensario, un orfanotrofio e in varie scuole, prima di scegliere di dedicarsi esclusivamente all’educazione dei bambini di strada.
Così, nel 2017, con l’accordo delle autorità religiose, ha lasciato il sari bianco e celeste delle Missionarie della Carità, per indossare un abito blu in tessuto locale e stabilirsi a Cité Soleil, fondando la comunità religiosa della Famiglia Kizito per il servizio e l’evangelizzazione dei bambini di strada.
Non è facile operare in un oceano di violenza senza fine.
Qualche cifra rende conto della situazione: solo nel 2023 nell’isola caraibica sono stati uccisi più civili che in Ucraina; nel 2024 e nel 2025 i numeri sono aumentati.
«Di recente – racconta la missionaria francese – abbiamo accolto bambini più piccoli, orfani di guerra i cui genitori sono stati uccisi durante i conflitti armati. Siamo diventati la loro famiglia».
Oltre ai centri di catechismo, la Famiglia Kizito ha aperto club sportivi, dato vita a squadre di calcio, laboratori artigianali, corsi di musica e ogni sorta di attività con un’unica idea: riunire i bambini in un luogo sano, dove possano crescere ed essere amati.
Purtroppo, alla maggior parte delle famiglie manca davvero tutto.
A Cité Soleil le madri spesso cucinano solo la domenica.
«Così un giorno una mamma è venuta da me perché aveva un figlio malato per il quale chiedeva aiuto.
Poi mi ha raccontato che un altro bambino era stato espulso da scuola, perché non aveva pagato la retta», ricorda la missionaria.
Alla fine della conversazione suor Paësie chiese alla donna se fosse stata vittima di stupro durante la guerra, ovvero tra il 2019 e il 2024, quando ci fu un violento conflitto tra gruppi armati a Cité Soleil e molte donne furono violentate.
«Quella mamma – prosegue la missionaria – mi raccontò una storia terribile di stupro da parte di diversi uomini. Piangeva.
Poi concluse dicendo: “Bondye konnen”, cioè “il Signore sa”, spostando di nuovo la conversazione sulle necessità dei suoi figli.
Disse questa frase con grande pace. Avevo sentito altre persone pronunciare questa frase, sempre con la stessa pace. La considero una professione di fede in un Dio presente e benevolo: sì, questa tragedia è accaduta, ma Dio è lì e io continuo a confidare in Lui».
In un luogo dove la violenza della povertà sembra peggiore di quella di uno stupro, il Signore è lì e dona la sua grazia.

