Oggetto di ripetute “dichiarazioni di interesse” di Trump fino alla minaccia dell’uso delle armi, la Groenlandia è un territorio pieno di risorse, a partire dal capitale umano, come spiega da Nuuk padre Tomaž Majcen, Francescano conventuale sloveno, parroco dell’unica chiesa cattolica di tutta l’isola.
Il primo vichingo approdato sull’isola Erik il Rosso l’ha chiamata Groenlandia, cioè “terra verde”.
È un Paese grande quattro volte la Francia in cui vivono circa 57mila persone, immerse in panorami di ghiacci (anche se in sensibile riduzione per il climate change), sotto cui si celano milioni di tonnellate di petrolio, giacimenti d’oro, diamanti, pietre preziose e minerali compresi nella definizione di “terre rare”. Un vero forziere di ricchezze custodito dall’inaccessibilità dell’habitat naturale.
Territorio autonomo e costitutivo della Danimarca, la Groenlandia è un’isola al centro di interessi internazionali – per collocazione geografica e risorse naturali – che Donald Trump ha sottolineato essere «assolutamente strategica» per gli USA, al punto di arrivare alla minaccia dell’uso delle armi.
Non è la prima volta che da Washington partono proposte di acquisizione: la prima risale al 1946 dopo la Seconda guerra mondiale e, più recentemente durante la prima presidenza Trump nel 2017.
In Groenlandia esite dal 1953 la Pituffik Space, la base aerea strategica statunitense presso Avannaata, a 1118 chilometri a Nord del Circolo Polare Artico, costruita su un terreno comprato all’epoca dalla popolazione locale degli Inuit. Ma la gente come percepisce l’interesse di Trump a “comprare” o comunque ad entrare in possesso dell’isola?
«Si sta diffondendo un senso di identità nazionale, in continua evoluzione – spiega dalla capitale Nuuk padre Tomaž Majcen, Francescano conventuale sloveno, 50 anni -. Molti cittadini groenlandesi sentono un profondo legame con la cultura e la loro storia, che va oltre le semplici considerazioni politiche o economiche.
L’idea di essere “comprati” si scontra con questo senso di orgoglio e indipendenza, poiché mina il posto unico che la Groenlandia occupa sulla scena mondiale.
Inoltre, gli Stati Uniti hanno già un accesso strategico alla Groenlandia attraverso partnership consolidate e accordi militari.
La vera sfida oggi è quindi quella di sfruttare il soft power e l’influenza economica, piuttosto che la mera proprietà. Investendo nelle relazioni, nel commercio e negli scambi culturali, si può raggiungere una più profonda integrazione, senza violare la sovranità del Paese.
È importante che sia i politici groenlandesi sia i partner internazionali comprendano il valore di una cooperazione rispettosa, piuttosto che di una posizione di predominio per promuovere uno sviluppo sostenibile nella regione».
Padre Tomaž Majcen è il parroco dell’unica chiesa cattolica dell’isola, dedicata a Cristo Re che si trova a Nuuk.
La sua comunità è formata da circa 300 cattolici, ma negli altri centri ce ne sono altri 500, soprattutto stranieri che non hanno una propria chiesa, ma fanno capo a Ilulissat, a due ore di volo da Nuuk, dove i fedeli si riuniscono nelle case.
Per quanto riguarda gli Inuit la maggioranza è luterana ma «tra i cattolici l’approccio alla fede è molto intimo.
Rappresentano solo una piccola parte della popolazione, in cui esistono dinamiche culturali che rendono impossibile un’evangelizzazione aperta – dice padre Tomaž -.
Di conseguenza, gli sforzi per condividere il Vangelo sono silenziosi e focalizzati su un’autentica testimonianza personale, sul servizio e la carità. Nonostante le numerose sfide, la comunità cattolica continua a perseverare, rimane una presenza resiliente e impegnata a nutrire la fede attraverso la celebrazione dei sacramenti, l’offerta di educazione religiosa e la promozione di forti legami comunitari.
Per questo la Chiesa funge non solo da luogo di culto, ma anche da santuario di speranza, sostegno e nutrimento spirituale per i suoi membri e per la comunità in generale».
Com’è cambiata la vita degli abitanti a causa del climate change che ha sciolto in questi anni percentuali importanti dei ghiacciai perenni?
«L’80% del territorio è ancora una immensa distesa bianca – aggiunge il francescano -, mentre solo una piccola parte è in grado di sostenere la vita e le attività.
La Groenlandia sta attraversando cambiamenti significativi, la più grande minaccia è l’aumento delle temperature che provoca lo scioglimento dei ghiacciai, e l’innalzamento del livello dei mari.
Questi cambiamenti hanno gravi conseguenze e col tempo influenzeranno tutti gli aspetti della vita in Groenlandia: dai porti e dalle opzioni di trasporto agli habitat naturali da cui dipendono allevamenti e colture.
È fondamentale non solo riconoscere questi problemi, ma soprattutto impegnarsi attivamente per trovare soluzioni e iniziative sostenibili per proteggere l’ambiente e la cultura unici della Groenlandia.
Ci impegniamo a promuovere la tutela ambientale, a sostenere gli sforzi per proteggere l’ecosistema artico e a incoraggiare il rispetto per la terra, in linea con la cura francescana per il Creato».

