Un papa missionario che ha urgenza di pace e mette l’accento sull’apertura della Chiesa, il dialogo e la missione.
Così appare al mondo il nuovo Pontefice eletto stasera al quarto scrutinio, con il nome di Leone XIV.
Dalle prime parole riecheggia fortemente il desiderio di una Chiesa sinodale in ascolto del mondo.
“Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, che costruisce ponti, aperta al dialogo e sempre aperta a ricevere come questa piazza, con le braccia aperte!”, ha detto.
Il cardinale americano Robert Francis Prevost, 69 anni, nato a Chicago e per 20 anni missionario in Perù, ha parlato alla piazza nel suo primo discorso da Pontefice, prima in italiano e poi in spagnolo, non inglese.
Ricevendo un’accoglienza euforica e il deciso plauso dei missionari che speravano in una figura con un’ esperienza di Chiesa ad gentes.
“Siamo molto felici di sapere che il nuovo Papa ha un cuore peruviano, perché sappiamo che ha lavorato a lungo nel nostro Paese – ha commentato con noi da piazza San Pietro una missionaria delle Canonichesse della Croce, suor Alicia – Noi che siamo di Lima sappiamo che si è sempre preoccupato di difendere i più poveri quando era a Chiclayo e lo abbiamo conosciuto lì da missionario.
Questa invocazione che ha fatto ponendo enfasi sulla pace è importantissima!”.
“Stiamo esultando noi tutte, suore di Maria Ausiliatrice! Una fumata bianca, lunga e bellissima, siamo felici e facciamo gli auguri al nuovo papa che lo Spirito Santo possa rimanere con lui”, dicono le suore salesiane da Africa, Thailandia e Giappone, che erano arrivate a Roma per il giubileo e si sono ritrovate a seguire il conclave.
La Conferenza Episcopale Italiana nell’esprimere “sentimenti di commozione e gioia” dice:
“In questo tempo così tumultuoso per i conflitti che affliggono vaste aree del pianeta e i vari cambiamenti sociali e culturali in atto, continuiamo a lavorare ‘per la pace nel mondo’.
Le assicuriamo il nostro impegno per costruire ponti di dialogo, per soccorrere l’umanità sofferente, per essere sempre a servizio degli ultimi e dei più bisognosi”.
E ancora: “accogliamo il suo invito a ‘essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti”.
Le prime reazioni da Africa e America Latina sono entusiastiche.
Padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano scalzo, e vescovo in Centrafrica ha detto al Sir:
“È una bella sorpresa! È nato negli Usa: una Chiesa vivace e abituata a vivere in una cultura religiosa, ma che spesso vede i cattolici con sospetto… E’ stato missionario in Perù per molti anni.
E’ bellissimo che il Papa sia un missionario!
E’ un figlio di Sant’Agostino: un santo eccezionale, che amo moltissimo, e che 1.600 anni fa è stato conquistato da Cristo, e l’ha lasciato incarnarsi nella sua vita, nel suo pensiero, nella sua azione”.