Premio Focsiv 2024: nuove narrazioni per raccontare la solidarietà nel Sud del mondo

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«Perché i fatti non siano raccontati male c’è bisogno della realtà che si scopre solo camminandoci dentro, facendosi carico delle difficoltà e delle paure degli altri.

Bisogna difendere la libertà delle narrazioni e la pluralità dei linguaggi: questo vuol dire costruire anche la speranza».

Così Paolo Rufini, prefetto del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ha aperto la tavola rotonda “Comunicare la realtà, cambiare la narrazione” che ha accompagnato sabato scorso 30 novembre la cerimonia di consegna del 31esimo Premio del Volontariato Focsiv presso l’Università La Sapienza di Roma.

Narrare le migrazioni in modo corretto, senza fomentare divisioni e discriminazioni è stato il focus dell’edizione 2024 del Premio – che tra l’altro ha il patrocinio della Fondazione Missio – analizzando i linguaggi giornalistici e della comunicazione, ma anche guardando alla cooperazione allo sviluppo.

Oggi più che mai essa ha il compito di costruire risposte concrete ai flussi migratori in aumento per guerre, povertà, crisi climatica e violazioni dei diritti sociali, culturali e politici.

Ne hanno parlato giornalisti, esperti di narrative change, rappresentanti della società civile e di Ong, evidenziando disuguaglianze di riconoscimento, e racconti che fomentano la “politica del terrore” che circonda il mondo delle migrazioni.

Per Ivana Borsotto, presidente Focsiv «chi fa cooperazione si mette in ascolto, e comunica il bene.

Oggi l’obiettivo è capire come unire le forze ed essere più efficaci anche nella comunicazione, perché il bene purtroppo fatica a uscire e a imporsi».

Il Premio Progetto Cooperazione Internazionale è andato all’Istituto Madre Assunta di Tijuana, in Messico per l’accoglienza temporanea alle donne e ai minori in transito verso gli Stati Uniti.

Alle ospiti le missionarie Scalabriniane offrono non solo servizi di base e alloggio ma anche una serie di attenzioni alla persona come l’advocacy e il supporto psicologico, indispensabili per chi si ritrova alle prese con il passaggio di un muro sempre più difficile da superare.

Il Premio Società Civile del Sud è stato assegnato alla Cooperativa Esperança y alegria das mulheres nel villaggio di Higat in Guinea Bissau.

La cooperativa permette alle donne di occuparsi della coltivazione, produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti venduti per dare alle donne migliori condizioni di vita per la famiglia (che spesso grava soprattutto sulle loro spalle).

In particolare è stato valorizzato il progetto Jardim das mulheres per la creazione di pozzi e interventi di approvvigionamento idrico, realizzati grazie al Cope- Cooperazione Paesi emergenti.

Il Premio Difensore dei Diritti Umani è stato vinto dall’Associazione Ubuntu Mesarvot e Community Peacemaker Teams, una rete di base di giovani attivisti israeliani che rifiutano di prestare servizio militare nell’esercito.

I giovani protestano contro la guerra con manifestazioni congiunte israelo-palestinesi,

chiedendo un accordo sugli ostaggi e il raggiungimento della pace attraverso la mediazione diplomatica.

A Silvia Dellapiana, dell’Associazione Papa Giovanni XIII è andato il Premio Servizio Civile Universale e Corpi Civili di Pace per l’impegno della giovane volontaria nell’ambito dei diritti civili, grazie alle esperienze con Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie.

In particolare con l’Operazione Colomba nel 2021, Silvia ha vissuto tre mesi in un campo profughi nel Nord del Libano e nel 2022 ha svolto il Servizio Civile Universale a Betlemme con Overseas.

Infine il Ri-conoscimento TuAS- Tutta un’Altra Storia è andato al rapper Ghali, uno degli artisti più iconici della sua generazione.