Da San Pietro a Santa Maria Maggiore. Sei chilometri per il 48° e ultimo viaggio di Papa Francesco, il primo papa del ventunesimo secolo che nel suo testamento ha espresso la volontà di essere sepolto in un luogo diverso dalla basilica vaticana.
A bordo di un carro funebre davvero singolare, una ex papamobile già usata in un viaggio in Oriente e riadattata in modo tale da poter essere aperta e visibile lungo tutto il tragitto dalla Porta del Perugino al luogo della sepoltura, il Pontefice che fin dall’affaccio alla Loggia delle benedizioni amava definirsi “vescovo di Roma” ha ricevuto dalla sua Roma – oggi più che mai “caput mundi” – un abbraccio infinito che dagli oltre 250mila fedeli presenti ai funerali si è dilatato da piazza San Pietro in tutti i luoghi più simbolici del centro storico.
Grazie ad un corteo a passo d’uomo che partendo dalla Porta del Perugino e attraversando la Galleria Pasa, ha percorso Corso Vittorio Emanuele per poi arrivare a piazza Venezia e svoltare sui Fori imperiali, proseguendo per via Labicana e via Merulana.
Tutti coloro che fin dalle prime ore del mattino si sono accalcati lungo le transenne hanno potuto così salutare il primo papa argentino della storia.
L’inizio e la fine del pontificato si richiamano a vicenda, allo stesso modo in cui la presenza dell’icona della Madonna Salus Populi, in copia in piazza San Pietro e in originale a Santa Maria Maggiore, ha unito idealmente il funerale in piazza e la tumulazione nella Basilica Liberiana, dove il feretro di Papa Francesco è stato accolto da circa 40 persone povere scelte dalla Caritas.
Tra i momenti più commoventi del rito funebre, quello avvenuto prima e dopo l’aspersione della bara con l’acqua benedetta: anche durante il funerale di Bergoglio, come era già avvenuto vent’anni fa durante il funerale di Giovanni Paolo II, il vento ha aperto e fatto sfogliare le pagine del Vangelo collocato, come di prassi, sopra la bara del Pontefice defunto.
(Questo articolo è pubblicato per intero sul sito dell’agenzia Sir).