Myanmar la lezione di non violenza di suor Ann Nu Thawng

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Prendere esempio dal suo coraggio. E’ quanto dichiara Joseph Kung Za Hmung, direttore della prima testata cattolica on line Gloria News Journal in Myanmar, commentando il gesto di suor Ann Nu Thawng, della congregazione religiosa di San Francesco Saverio, istituto diocesano di Myitkyina. Durate le cariche della polizia per reprimere le proteste pacifiche di piazza che sono già costate 18 vittime e decine di feriti, la religiosa si è inginocchiata in mezzo alla strada davanti alle forze di sicurezza, supplicandole a mani giunte di non sparare sui manifestanti.

Il direttore della testata cattolica ha dichiarato all’Agenzia Fides che «a Myitkyina, finora le manifestazioni sono state sempre pacifiche e senza incidenti» anche se la tensione è alle stelle e la violenza potrebbe scoppiare in qualunque momento. «L’azione di suor Ann e la risposta della polizia che, al vedere la supplica della religiosa, si è fermata, hanno sorpreso molti di noi. Suor Thawng è un modello per i leader della Chiesa: vescovi e sacerdoti sono chiamati a uscire dalle loro comfort zone e a prendere esempio dal suo coraggio…Più di 100 manifestanti hanno potuto trovare riparo nel suo convento. Li ha salvati dal pestaggio brutale e dall’arresto della polizia».

Anche molti non cattolici hanno elogiato il gesto della religiosa, divenuto ben presto virale sui social media dopo che l’arcivescovo di Yangon, monsignor Charles Maung Bo ha postato l’immagine su Twitter, diventata ben presto icona delle proteste popolari ispirate alla lezione di democrazia e non violenza di Aung San Suu Kyi, leader del governo deposto dal golpe dei militari lo scorso 1 febbraio. Monsignor Bo ha spiegato che «Nell’ultimo mese abbiamo implorato tutti: la pace è l’unica via; la pace è possibile. Papa Francesco ha chiesto la risoluzione di tutti i conflitti attraverso il dialogo. Chi vuole il conflitto non augura il bene a questa nazione. Diventiamo tutti come il profeta Elia che proclama la pace, accendendo una lampada di speranza in mezzo alle tenebre».

Il porporato, capo della Conferenza episcopale birmana, ha pregato per la nazione in questo difficile tempo di violenze: «La conversione è il messaggio centrale della Quaresima. Sfidiamo noi stessi. Vediamoci sotto una luce migliore. C’è un nuovo mondo possibile, un nuovo Myanmar possibile, una nazione senza conflitti è possibile se questa nazione si trasfigura nella gloria che merita. Rendiamo la pace il nostro destino, non il conflitto. Le armi sono inutili. Bisogna riarmarsi con la riconciliazione e il dialogo. Il Monte Tabor del Myanmar deve essere scalato con pazienza, tolleranza, se vogliamo assistere alla trasfigurazione. Il male deve sparire, ma non può essere distrutto da un altro male».

Nel giugno dello scorso anno una suora di Cincinnati negli Usa, si era inginocchiata in mezzo alla strada, recitando il rosario durante le proteste per l’uccisione dell’afroamericano George Floyd. Un gesto di umiltà che in molti notarono anche allora. Un gesto che ora ci viene dal Myanmar, nel nome della fedeltà al Vangelo, con la forza tenace dei costruttori di pace contro la violenza