Appello dei vescovi all’Europa per una de-escalation di guerra

Dal convegno di Firenze Mediterraneo Frontiera di pace, un messaggio di speranza per l'Ucraina.

Facebooktwitterlinkedinmail

Da Firenze, dopo l’appello alla pace, parte un segnale di amicizia con il popolo ucraino.

Lo ha lanciato nel briefing di questa mattina il cardinale Jean Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, Presidente Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE), ricordando che «le Chiese devono fare tutto ciò che è possibile per fermare la guerra.

Ora dobbiamo prepararci ad accogliere i rifugiati che fuggono dalle zone del conflitto. Penso anche ai giovani che hanno molto sofferto per la pandemia e ora si trovano in una Europa che conosce di nuovo la guerra.

A loro vorrei dar un messaggio di speranza, assicurando che la Chiesa continua sempre a lavorare per la pace. E’ quello che stiamo facendo qui a Firenze».

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Hollerich ha detto:

«Faccio un appello a tutti coloro che vogliono costruire una civiltà di pace. Spero che il Consiglio europeo che si riunisce oggi a Bruxelles farà tutto il possibile per una de- escalation della situazione: nella guerra tutti perdono, non è mai una soluzione; rende solo più grandi i problemi».

Le città e le comunità religiose

IL Mediterraneo può essere in questo particolare momento storico, una regione da cui partono indicazioni concrete di dialogo pur nella grande diversità delle genti e delle culture che affacciano da millenni sulle sue sponde.

Nella seconda giornata di incontri fiorentini dedicata ad approfondire la domanda “Quali diritti per le comunità religiose nelle città’?”, il cardinale Antonino Raspanti, vice presidente Cei ha portato nel briefing la sintesi degli incontri della mattinata, spiegando che sono emerse grandi diversità tra territori e culture diverse, con disparità tra Nord e Sud.

Ma è la dimensione del “vivere insieme” del luogo comune abitato da uomini e donne a dare corpo alla sfida di un miglioramento a360 gradi delle relazioni, delle prospettive di una convivenza più ricca.

«Qui a Firenze la diversità nel dialogo, più che dalle religioni è legata a leggi, culture e tradizioni diverse – ha detto monsignor Raspanti –. Ma ovunque sono presenti, le comunità cattoliche sono benvolute per il loro servizio ai poveri, agli emarginati, agli ultimi e alla formazione umana. Ma anche al servizio di migranti e tramite con le istituzioni, con gratuità e spirito di testimonianza del Dio amore e carità».

Rileggere La Pira

Monsignor Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha ricordato la grande lezione di Giorgio La Pira il “mistico della politica” ma anche “architetto” di una città a misura d’uomo perché ispirato all’amore di Dio.

Rileggendo la traccia del libro incompiuto “In Aedificationem corporis Christisi scopre l’anima di una città (Firenze come paradigma di altre città con secoli gloriosi di storia, arte e cultura) a partire dai luoghi in cui i più bisognosi trovano risposte, cibo, riparo, accoglienza. Una esperienza vissuta in prima persona, ha ricordato monsignor Betori «a partire dalla Messa di San Procolo e dalla centralità dell’Eucaristia, vista come la radice delle costruzione della comunità ecclesiale e cittadina. Pensava a vivere nella città, edificando con i gesti di solidarietà il corpo di Cristo, e alla politica come forma più alta di servizio agli altri».

Parlando della guerra in Ucraina il cardinale ha detto che «la pace è anche un dono di Dio, dobbiamo chiederlo con la preghiera. La religione non può servire alla guerra, è sempre e solo al servizio della pace».

Sua beatitudine, monsignor Pizzaballa ha ricordato l’importanza dei fenomeni migratori nel bacino mediterraneo, con insediamenti umani che hanno cambiato la relatà di molte città rendendole multiculturali e multietniche.

«Stiamo riprendendo un discorso interrotto da due anni di pandemia in cui molte realtà urbane e nazionali sono cambiate.

Resta il fatto che, per citare Paolo VI, la presenza delle comunità cristiane serve a dare un volto più completo alle città.

Il dialogo tra Chiese per aiutare la politica ad avere una visione ampia delle realtà cittadine».

Rivoluzione geopolitica

Nella mattinata un’ampia relazione del professor Andrea Possieri, docente di storia all’Università di Perugia, ha approfondito i legami dinamici che legano le comunità religiose al territorio cittadino.

Citando più volte la Fratelli Tutti di papa Francesco, il professor Possieri ha sottolineato la grande sfida della costruzione della pace che ogni giorno va seguita con uno sforzo collettivo. Infatti, ha spiegato «senza pace è molto difficile organizzare la convivenza sociale nelle città ed esercitare il diritto alla libertà religiosa.

Nella visione espressa da La Pira all’inizio di questa relazione, la costruzione della pace trova nella Terra Santa il suo luogo principale d’azione.

Oggi, però, accanto alla Terra Santa si segnalano molte zone di crisi nel Mediterraneo. Dopo la stagione delle cosiddette «primavere arabe» e la guerra civile in Siria, tutto il quadrante del Mediterraneo viene considerato una zona geo politicamente instabile.

E anche l’attuale crisi in Ucraina ha forti ripercussioni sul bacino Mediterraneo.

Non solo per l’affollamento di navi e sottomarini militari che si dirigono verso il Mar Nero, ma perché questo bacino è solcato da un intreccio di gasdotti, oleodotti e cavi a fibra ottica che assegnano a questo mare una notevole rilevanza geo-economica: in particolar modo, soprattutto per quel che riguarda le risorse energetiche, petrolio e gas, che da sempre rappresentano un fattore di forte divisività e conflittualità tra le nazioni».