Nord Kivu, gruppi armati costringono alla fuga oltre 20mila persone

Gli attacchi delle milizie armate nella Repubblica Democratica del Congo non si arrestano.

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Nel Nord Kivu, regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, la violenza delle milizie armate non si placa. In questi ultimi giorni oltre 20mila persone sono state costrette alla fuga dai gruppi ribelli che imperversano nell’area.

A denunciarlo stavolta è l’agenzia Onu per i rifugiati, L’Unhcr, ma anche i nostri missionari, in particolare i comboniani di Butembo-Beni, confermano la presenza costante di una minaccia fisica e la violenza dei gruppi armati.

Dunque in Congo proseguono l’instabilità e la precarietà di vita: le azioni dei gruppi armati continuano a devastare la vita dei civili, nonostante il 6 maggio scorso il Presidente della RDC, Felix Tshisekedi, abbia dichiarato lo stato di emergenza nel Nord Kivu e nella limitrofa provincia dell’Ituri.

L’intento della dichiarazione era di fermare le violenze perpetrate dai gruppi armati e di imporre l’ordine pubblico nella regione, come scrive l’Unhcr.

Dal 22 giugno, le Forze democratiche alleate (Allied Democratic Forces/ADF) sono sospettate d’aver ucciso brutalmente almeno 14 persone e di averne ferite molte altre nella città di Beni e dintorni.

Numerose proprietà sono state razziate o date alle fiamme e rase al suolo. Si è trattato del primo attacco condotto negli ultimi due anni dalle ADF ai danni della città, in una fase in cui la ripresa dell’attività del gruppo sta seminando il terrore nella vita degli abitanti.

In particolare nel mirino c’è la città di Butembo, nella diocesi di Beni, da anni presa di mira per motivi etnici e di land grabbing.

Negli ultimi due anni, sono state quasi due milioni le persone costrette a fuggire dall’assenza di sicurezza e dalle violenze che si registrano nella sola provincia di Nord Kivu.

Il carnage della popolazione civile in questi sette anni non si è mai fermato, confermano i missionari, neanche dopo la visita della delegazione di vescovi della Conferenza episcopale congolese a Butembo-Beni, a gennaio scorso.

I testimoni raccontano, e la Chiesa cattolica della diocesi conferma, che a perpetrare i massacri sono sempre ribelli ugandesi delle Forces Démocratiques et Alliées (ADF). Clicca qui. 

E’ di qualche mese fa l’appello video del vescovo della diocesi di Butembo, padre Paluku Sikuli Melchisèdech. Clicca qui. 

«Le forze ribelli rapiscono persone anche per guadagnare soldi facilmente. Pochi giorni fa a Malambo sono state uccise 10 persone, tra cui una catecumena, che è stata sventrata», ci spiegava qualche mese fa padre (Abbè) Robert Kasereka Ngongi, sacerdote diocesano, originario di Butembo, che in questo momento si trova a Roma.

Ma che motivazioni si nascondono dietro i massacri del Nord Kivu? E che cos’è l’Adf?

«Il Nord Kivu è un paradiso diventato inferno. A mio avviso la motivazione è principalmente economica: il Nord Kivu è una delle regioni più ricche del Paese. Qui ci sono materie prime importanti e preziose, dai diamanti all’oro al coltan, dal cacao al caffè», dice padre Robert.

(Nella foto: Evan, uno sfollato congolese, davanti alla casa che lo ospita a Oicha, nel territorio di Beni, nella Repubblica Democratica del Congo. © UNHCR/Justin Kasereka)