Intervista a Zakia Seddiki: “vivere come una missione, l’eredità di Luca”

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È passato un anno e mezzo dall’uccisione di suo marito, Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano che ha perso la vita in un attentato nella Repubblica Democratica del Congo con il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, il 22 febbraio del 2021.

Una data che Zakia non può dimenticare e che ha sconvolto la sua vita (da allora si è trovata costretta a crescere senza Luca le loro tre figlie piccole), ma non ne ha fermato l’impegno.

Con la forza suscitata dal loro amore continua la “missione” intrapresa con il marito, anche come attivista.

Per cosa vale la pena donare la propria vita?

«Siamo ospiti nella vita che Dio ci ha donato ed è giusto donarla con un impegno al servizio del prossimo, per promuovere i valori e la dignità di ogni persona.

Lo zakat per esempio, nella mia religione non solo “purifica” la proprietà del contribuente, ma anche il cuore dall’egoismo e dall’amore per la ricchezza.

Allo stesso tempo il precetto è un invito per noi musulmani a farci carico delle necessità dei più bisognosi: sono gli stessi valori condivisi con tanti missionari nel mondo, che ho avuto modo di conoscere personalmente, incontrando la loro gioia nel donare la propria vita».

La memoria di Luca che eredità ha lasciato?

«Un messaggio soprattutto per i giovani a sognare e a credere nei sogni e in ciò che dev’essere priorità nella vita: l’altruismo, l’amore, la solidarietà, la serietà sul posto di lavoro.

Un compito, quello di trasmettere i suoi ideali che adesso spetta a me e che porto avanti per e con le nostre bimbe anche con la nostra fondazione “Mama Sofia” per dare speranza alle donne, ai giovani e ai bambini dei Paesi in via di sviluppo.

Ciò che è accaduto a Luca mi dà più forza nell’aiutare i deboli soprattutto di quella terra: loro non hanno colpe, ma hanno tanto bisogno di amore e di aiuto.

Sento che lo facciamo ancora insieme e quello che vogliamo trasmettere alle nostre bimbe e che posso testimoniare è di non perdere tempo ad odiare ma amare: quello ha caratterizzato il dono della mia famiglia e sarà così per sempre».

Proprio con Zakia era stato presentato, nella conferenza stampa di lancio, il Festival della Missione, a ottobre di un anno fa.

Lei, allora, aveva dichiarato che per suo marito “La vita era come una missione”: cosa significa nella quotidianità?

«Significa dare senso alla nostra vita, ogni mattina, ogni giorno che si può respirare e guardare il cielo. Ogni esistenza ha uno scopo: amare ed essere utile per l’altro, con gesti semplici e quotidiani.

Imparare a vivere insieme, uniti, per coltivare nel mondo la pace e cancellare ciò che è collegato alla violenza e all’ingiustizia».