Verso la GMM 9/: tre francescani e la ‘fazenda’ senza padroni del Mozambico

Facebooktwitterlinkedinmail

Nel piccolo villaggio di Jècua, provincia di Manica, nel Mozambico centrale, tre francescani stanno realizzando un progetto agricolo rivoluzionario: una “fazenda senza padroni”, con allevamenti di mucche, suini e polli; e coltivazioni di frutta tropicale su duecento ettari di terreno missionario.

Quando padre Jorge Alberto Bender, classe 1958, argentino di Santa Fe, ci illustra i dettagli della sua “Agropecuaria San Francesco”, l’azienda agricola francescana nel cuore del Mozambico, gli occhi azzurri gli brillano.

«Vogliamo che la Laudato si’ non resti sulla carta ma diventi realtà in Africa», dice il frate. E ci mostra le foto delle distese di banani nella terra fertile, a pochi chilometri da Beira.

Siamo non lontani dal confine con lo Zimbabwe: qui la natura è un’esplosione di vita e colori.

Il progetto dei tre frati minori (con lui ci sono i mozambicani padre Manuel e padre Calisto) in parte è già funzionante e produce a ritmo serrato.

Ma loro vogliono svilupparlo ulteriormente fino a mettere a frutto tutti i centoquaranta ettari di suolo agricolo (il restante è per l’allevamento), per coltivare liches, macadamia, avocado, mandarini e mango. 

«Vorremmo anche costruire una casetta per noi frati, vicino ai campi, per poter essere già lì la mattina appena spunta l’alba», afferma padre Jorge.

«L’idea è quella di consentire alle famiglie di emancipare la loro tecnica agricola, di produrre frutta e verdura per il mercato interno, di allevare maiali, di trasformare la frutta in marmellata, aprendo anche una piccola fabbrica di confetture», chiarisce il frate, immaginando già un futuro di prosperità.

«Le 74 comunità che gravano attorno alla nostra parrocchia sono composte da piccolissimi agricoltori che coltivano ancora la terra a mano; per lo più questi terreni vengono sfruttati a monocolture trentennali: fagioli e soia», fa sapere.

«Ma noi vogliamo avviare una scuola agricola “itinerante” con insegnanti di agraria che possano girare nei villaggi e spiegare ai contadini che cos’è la rotazione delle colture e come usare il trattori».

Una specie di fattoria “viaggiante”, il cui ricavato viene suddiviso tra le persone.

«In Africa l’evangelizzazione non può essere disgiunta dalla promozione umana. Però la promozione umana si fa con il lavoro, non con l’assistenzialismo – osserva padre Jorge –. Perché la dignità delle persone passa attraverso il reddito».

Questa terra apparteneva a un’antica missione. Poi lo Stato mozambicano, dopo l’indipendenza dal Portogallo, l’ha acquisita per darla in usufrutto di nuovo ai missionari, che però se vogliono mantenerla non possono lasciarla incolta.

«La mia gioia è svegliarmi la mattina alle cinque e iniziare a dar da mangiare agli animali: abbiamo tredici vacche e quaranta maiali ma vogliamo allevarne altri».

I missionari girano sul fuoristrada per i villaggi la domenica mattina a dire Messa, visitano di frequente le loro comunità: qui Vangelo e terra, agricoltura e Eucaristia vanno di pari passo.