Verso la GMM/2: la scommessa vinta di Consuelo Ceribelli in Ruanda

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La Giornata Missionaria Mondiale si avvicina (la penultima domenica di ottobre è dedicata alla colletta per la missione universale) e cresce l’attenzione per la missione. Con l’attenzione dedicata ai nostri ‘inviati’ ad gentes.

Consuelo Ceribelli, laica fidei donum della diocesi di Bergamo è in Ruanda dal 2007. La sua missione è quella di gestire un centro diurno per bimbi disabili (“la disabilità in Ruanda è spesso trascurata e fraintesa” ci confida), affetti da patologie fisiche (sordità, paralisi, difficoltà di movimento, ma anche da handicap incompresi, come l’autismo o l’epilessia).

“Ogni mattina alle 7,30 i bambini arrivano al Centro per ritornare nelle proprie famiglie alle 15,30. Per il momento siamo in grado di ospitare in totale circa 200 bambini e ragazzi, con diverse tipologie di disabilità”, racconta.

Nel Paese africano martire del genocidio tra Hutu e Tutsi (che nel 1994 per 100 giorni vide sterminare 500mila persone), l’amore e la carità sono necessari come l’aria che si respira.

E il servizio missionario di Consuelo Ceribelli va esattamente in questa direzione: “si aprono le porte a tutti e tutti sono accolti”.

Il Centre Urugwiro per disabili ha iniziato la sua attività a settembre del 2004 e Consuelo lo gestisce dal 2007, cercando soprattutto di far comprendere alle famiglie e alla società la non ‘colpevolezza’ della disabilità.

“I bambini con problemi fisici sono rifiutati dalle famiglie perché ritenuti non ‘utili’. Non potranno mai aiutare a coltivare, a cercare legna e acqua per la cucina. Allora il servizio di fisioterapia è iniziato nel maggio 2015 e ha deciso d’aiutare gratuitamente queste famiglie”.

Da sette anni Consuelo si è sposata con un uomo ruandese e vive in Ruanda non più come ospite ma come vera e propria cittadina africana. Da allora la sua missione è diventata ancora più preziosa, perchè è parte integrante di questo tessuto sociale e culturale africano.

Consuelo ha vinto una scommessa di civiltà e carità per nulla scontata in Ruanda: laddove il massacro etnico aveva disumanizzato i rapporti e distrutto le relazioni (anche famigliari) lei ha cercato di ricucire, di riumanizzare e di riattivare la comprensione e l’accettazione dell’altro.