Nigeria: Boko Haram minaccia costante, civili a rischio

"Non dormiamo la notte perchè abbiamo paura, che Dio ci protegga!"

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La Nigeria resta il Paese più pericoloso e instabile tra quelli dell’Africa Subsahariana colpiti dalla violenza di gruppi jihadisti. Quasi quotidianamente Boko Haram miete vittime tra i civili e sempre più spesso i religiosi sono presi di mira o rapiti.

Mentre scriviamo è ancora incerta la sorte del leader del gruppo terrorista affiliato all’Isis, Abubakar Shekau, la cui morte in combattimento è stata prima annunciata e poi smentita dalla stampa. E’ probabile che sia stato ferito o che si sia ucciso.

Ma che Boko Haram sia stata o no ‘decapitata’ del suo leader, la paura in Nigeria resta ed è una costante per chi vive nei villaggi del nord-est e anche nella capitale Abuja.

Frequenti sono anche i rapimenti di massa, dove giovani studenti e studentesse vengono prelevati direttamente nelle scuole, come è accaduto a febbraio scorso.

Per capire cosa provi chi vive ed opera nel Paese, abbiamo contattato al telefono un religioso che preferisce rimanere anonimo e che vive in una diocesi comprendente gli Stati di Niger e Kebbi, tra i più colpiti dai terroristi.

«La situazione qui è molto molto brutta e tesa – racconta – Non c’è la minima sicurezza. I terroristi non attaccano solo i cristiani, però è un dato di fatto che molti cristiani vengono uccisi e le case attaccate e distrutte. Noi non dormiamo perchè abbiamo paura, che Dio ci protegga!».

Queste regioni sembrano un vero far west africano, dove esercito e forze di sicurezza governative mancano del tutto, come conferma la nostra fonte.

Il religioso dice che i gruppi armati «non sono affatto improvvisati», ma  le loro azioni restano impunite: «i terroristi possiedono armi sempre più sofisticate, ma dall’altra parte noi non ci sentiamo protetti dalle forze di sicurezza, anzi in qualche caso ci sono collegamenti e  connivenze tra i due».

Alcuni giorni fa dopo una incursione armata nella parrocchia di San Vincent Ferrer a Malunfashi, nello Stato di Katsina, nel nord della Nigeria, un sacerdote, don Alphonsus Bello, è stato ammazzato mentre un altro, don Joe Keke, veniva stato rapito.

La Nigeria fa più spesso notizia quando il terrorismo colpisce la Chiesa cattolica, ma gli attacchi armati contro i civili sono quotidiani e non c’è solo la violenza di Boko Haram.

Un altro fenomeno sempre più denunciato dai cittadini, che hanno dato vita ad un movimento chiamato #EndSARS, è quello dell‘uso eccessivo della forza da parte delle forze speciali di polizia, non contro i terroristi bensì contro i cittadini che chiedono più libertà e democrazia.

Uno dei corpi speciali, la polizia SARS, appunto, è molto violenta: ad ottobre del 2020 nello Stato di Lagos,  dove le proteste avevano avuto inizio, si è scatenata la repressione della polizia e una ventina di giovani che manifestavano in strada sono stati trucidati.

L’eccidio ha preso il nome di Lekki massacre.

Così, strette tra l’imprevedibile deflagrazione di Boko Haram e la repressione delle forze interne di polizia, le persone in Nigeria vivono una vita costantemente minacciata dalla violenza e dominata dalla paura.

Fuggire dai villaggi del nord-est e cercare riparo nelle zone meno frequentate da Boko Haram è una possibilità, ma vivere sempre braccati non è umanamente possibile.

(foto archivio Missio).