I mercenari del Wagner e “l’alibi del Cremlino” in Africa

Intervista alla ricercatrice Federica Saini Fasanotti dell'ISPI.

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«Il Gruppo Wagner ufficialmente non dipende dal Cremlino, che anzi, nel marzo del 2018 ha varato una legge contro questo tipo di organizzazioni armate.

In tal modo il governo russo non deve rispondere formalmente delle azioni dei suoi contractors privati che operano all’estero».

Tuttavia i mercenari russi sono un alibi per Mosca. Perchè?

Impiegati sia in Africa (nel Sahel e in Centrafrica) che in Ucraina, agiscono senza criterio e senza regole di ingaggio e «sono un ottimo strumento che consente (al Cremlino ndr.) di compiere operazioni belliche ben oltre il limite del Diritto internazionale».

Senza che la Russia sia ritenuta responsabile in prima persona.

Federica Saini Fasanotti.

A parlare con noi in questa intervista, dei famigerati mercenari del Gruppo Wagner che stanno sconquassando i Paesi africani già in balia dei conflitti interni, è Federica Saini Fasanotti ricercatrice senior dell’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.

In particolare in Centrafrica questo gruppo di sicari è l’incubo della popolazione civile e dei ragazzi più giovani, civili che vengono presi di mira dai mercenari perchè con molta faciloneria “assimilati” ai ribelli.

Parliamo di un Paese ancora in guerra civile, alle prese con milizie armate anti governative composte da ragazzini combattenti per pochi spiccioli.

I contractors, ingaggiati per eliminare i ribelli, hanno inizialmente rifornito l’esercito della Repubblica Centrafricana di armi e istruttori, «poi – spiega Fasanotti – come dire, si sono allargati, favorendo perfino Mosca nell’ottenere licenze per l’estrazione di oro e diamanti».

Il Wagner esiste dal 2014, ma è stato richiesto dal governo di Touadera in Centrafrica solo nel 2018: «il presidente allora come oggi si trovava in enormi difficoltà, dopo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato l’embargo sulle armi in Centrafrica».

Il governo di Bangui li ha ingaggiati per combattere i ribelli, ma il problema è che i mercenari «non vanno molto per il sottile davanti ai civili».

Ci sono rapporti nei media nazionali e internazionali (corroborati da operatori delle Nazioni Unite e delle Agenzie umanitarie), spiega la ricercatrice dell’Ispi, «secondo cui gli uomini del Wagner hanno eseguito esecuzioni sommarie di membri dell’etnia Gbaya di Bozizé, oltre che attacchi indiscriminati ai Fulani, e altri gruppi di religione musulmana».

L’ultimo episodio risale al mese di gennaio scorso: i contractors avrebbero ucciso una trentina di civili vicino a Bria, a 60 chilometri a Est di Bangui.

E le Nazioni unite stanno indagando per capire meglio come sia stato possibile e da chi sia partito l’ordine.

La Conferenza episcopale centrafricana il 14 gennaio scorso, qualche giorno prima dell’ennesima violenza, aveva inviato un messaggio firmato che denunciava la presenza di “forze straniere” senza scrupoli.

«Corruzione, arricchimento illecito, cattiva gestione, incompetenza e mancanza di deontologia professionale in alcuni servizi statali, abuso di autorità e ingiustizia, sono tutti sintomi che mettono in luce la crisi dei valori morali», scrivono i vescovi.

Una importante inchiesta della Cnn e di The Sentry indaga sull’eccidio di civili da parte dei russi: “it was our children they killed!” è il titolo.

Si tratta di una delle pagine più buie della storia recente del Centrafrica: la tortura e l’uccisione di diversi civili (tra cui dei bambini) da parte dei mercenari il 15 febbraio del 2021.

«Non c’era un solo ribelle Seleka in quella moschea, hanno ucciso soltanto la popolazione civile. Non abbiamo visto un solo corpo di Seleka a terra, erano i nostri bambini quelli che hanno ammazzato!», racconta una testimone.

(Una versione differente ed estesa di questo articolo è stata pubblicata su Popoli e Missione di aprile)