Africa/ Un missionario racconta la speranza nel ‘nuovo’ Zambia

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Lo Zambia del dopo Edgar Lungu (il presidente che a sorpresa ha perso le elezioni di questa estate contro Hakainde Hichilema) è un Paese promettente e pieno di speranze.

«Staremo a vedere, non possiamo cantare vittoria prima di capire se davvero ci saranno dei cambiamenti – ci racconta da Lusaka padre Antonio Guarino, missionario comboniano – però siamo fiduciosi; è chiaro che c’è stata una svolta inaspettata con queste elezioni!».

La svolta è arrivata dal basso, dalla gente comune, da chi è andato a votare (nonostante le intimidazioni) e ha scelto l’alternativa al presidente-padrone, che in soli 5 anni aveva abbassato il livello di democraticità del Paese, governando in modo dispotico e violando più volte i diritti umani e civili. Aveva spedito in carcere i suoi oppositori e chiunque lo contestasse.

 «Per vincere queste elezioni, il cui esito era molto incerto, Hichilema si è rivolto ai più giovani, tramite i social media; è stata una campagna giocata sui social e ha funzionato! – ci racconta padre Guarino – Anche la Chiesa locale si è mobilitata per sostenere l’elezione del nuovo presidente», 

Uno dei pochi esempi riusciti in Africa di opposizione democratica ad una leadership corrotta e dispotica.

I giovani, gli studenti e la società civile più desiderosa di cambiamenti, hanno voluto la disfatta di Lungu, il quale peraltro ha accelerato in questi anni la caduta del Paese in una crisi economica senza pari, fino all’inevitabile default dello scorso novembre. Non essendo in grado di ripagare i 13 miliardi di dollari di debito sovrano che si erano accumulati.

«Questo è un Paese molto vivace, molto reattivo. I giovani sono una forza di cambiamento, anche perchè sono la maggioranza», conferma il missionario.

Lo Zambia, ricco di miniere d’oro e di rame, «ha visto fallire col tempo la principale fonte statale di estrazione del minerale prezioso», quando i prezzi del rame sono precipitati sul mercato internazionale; corruzione, cambiamenti climatici, scarsità dei raccolti e malgoverno hanno fatto il resto.

Una delle maggiori miniere del paese, la Konkola Copper Mines, di cui lo Stato detiene una quota del 20%, sta per essere “svenduta” a Paesi terzi ma l’indiana Vedanta (socio di maggioranza) ha ingaggiato oramai da tempo una lotta per impedirne la svendita.

Oggi oltre il 58% dei 16,6 milioni di abitanti vive sotto la soglia di povertà, (convenzionalmente pari a meno di due dollari al giorno), e tre quarti dei più poveri vivono nelle aree rurali.

  «Ricostruire la nostra economia è la priorità in agenda», ha dichiarato il neo-presidente.

(Nella foto in evidenza la capitale Lusaka, tratta da wikipedia).